27 aprile – 1 maggio 2003 Campo scuola adolescenti a Città di Castello

27 aprile – 1 maggio 2003 Campo scuola adolescenti a Città di Castello

Campo di educazione socio-sanitaria per giovani con diabete

L’AGD Umbria ha organizzato un campo educativo sanitario per giovani con diabete in età adolescenziale.
Si cerca così di raggiungere l’ obiettivo che consiste nella ricerca di una valida informazione ed educazione, tesa non solo a migliorare il grado di autonomia che, probabilmente, a questa età puo’ ritenersi ormai raggiunta, ma anche ad alimentare la consapevolezza e l’accettazione della propria condizione , valutando a pieno l’importanza di un buon controllo metabolico.
In considerazione del successo e dell’esperienza acquisita con i campi estivi destinati ai bambini sino ai 13 anni di età volti ad incoraggiare e migliorare l’autostima, la maggiore indipendenza e l’autogestione dei partecipanti, si intende allargare tale esperienza al giovane con diabete in un momento particolare quale quello adolescenziale in cui, talvolta, è più difficile valutare l’importanza ed il peso di scelte compatibili con la propria condizione. In questa fase, infatti, si ha il rifiuto di messaggi forniti dai consueti canali educativi quali la famiglia, la scuola, il medico.
Con la condivisione in un ambiente di gruppo gioioso ed entusiasmante, con il confronto e la discussione orientate da personale esperto e qualificato, è più semplice centrare gli obbiettivi e fornire una corretta informazione per gestire pienamente il diabete, superare quelle barriere psicologiche che possono impedirne l’attuazione e quindi sapersi adattare alle varie situazioni che mano a mano si presentano nel corso della vita.
Per questa nostra prima esperienza abbiamo voluto attirare la partecipazione con un mini corso di equitazione che riteniamo possa rappresentare una novità appetibile per i giovani: s’intende così, con la collaborazione degli esperti in allevamento di cavalli, far vivere ai giovani un’esperienza vitale e rigorosa, per la cura che il cavallo richiede, il piacere di poterlo cavalcare e dominare; la stesa cura, rigore ed attenzione che la problematica diabetica richiede per tenerlo sotto controllo e valutarne i conseguenti benefici fisici e psicologici.
Tale programma è stato condiviso e con entusiasmo accettato oltre che dai nostri esperti educatori Socio Sanitari, dagli istruttori della Scuola di Equitazione presso l’Agriturismo San Giovanni in Città di Castello, una struttura che, seppur isolata (dista due chilometri dalla città) è stata scelta per il campo educativo in quanto, essendo immersa nel verde Umbro, piacevole ed accogliente, stimolerà sicuramente la familiarizzazione del gruppo. Dall’agriturismo sono, inoltre, facilmente raggiungibili strutture sia di divertimento che sportive per diversificare e completare l’esperienza del soggiorno.
Il campo avrà luogo dal 27 aprile al 1 maggio p.v. per circa n. 11 ragazzi di un’età compresa tra i 14 ed i 18 anni.
L’equipe del personale accompagnatore comprende tutte le figure professionali ad esso connesso: medico, infermiere, psicologo, animatore e responsabile Agd Umbria.
Da non sottovalutare anche l’esperienza che potrà maturare anche il personale accompagnatore in quanto la full-immersion di questo periodo costituirà senza dubbio un’opportunità altrimenti difficile da cogliere con la partecipazione ad un classico corso di formazione professionale, al fine di comprendere e “vivere” meglio le problematiche del caso e confrontarle con gli altri membri dell’equipe per risolverle.

AGD UMBRIA
(Il Presidente)
Massimo Cipolli

La relazione dell’Associazione

Il campo ha avuto luogo a Città di Castello dal 27 aprile al 1 maggio 2003 per ragazzi di un’età compresa tra i 14 ed i 18 anni.

Quello adolescenziale è un momento particolare in cui, talvolta, è più difficile valutare l’importanza ed il peso di scelte compatibili con la propria condizione. In questa fase, infatti, si ha il rifiuto di messaggi forniti dai consueti canali educativi quali la famiglia, la scuola, il medico.
Con la condivisione in un ambiente di gruppo gioioso ed entusiasmante, con il confronto e la discussione orientate da personale esperto e qualificato, è più semplice centrare gli obiettivi e fornire una corretta informazione per gestire pienamente il diabete, superare quelle barriere psicologiche che possono impedirne l’attuazione e quindi sapersi adattare alle varie situazioni che mano a mano si presentano nel corso della vita.
Per questa nostra prima esperienza abbiamo voluto attirare la partecipazione con un mini corso di equitazione che riteniamo possa rappresentare una novità appetibile per i giovani. Abbiamo inteso così, con la collaborazione degli esperti in allevamento di cavalli, far vivere ai giovani un’ esperienza vitale e rigorosa, per la cura che il cavallo richiede, il piacere di poterlo cavalcare e dominare; la stessa cura, rigore ed attenzione che la problematica diabetica richiede per tenerlo sotto controllo e valutarnei conseguenti benefici fisici e psicologici.
Tale programma è stato condiviso e con entusiasmo accettato oltre che dai nostri esperti educatori Socio Sanitari, dagli istruttori della Scuola di Equitazione presso l’Agriturismo San Giovanni in Città di Castello, una struttura immersa nel verde Umbro, piacevole ed accogliente, che ha stimolato la familiarizzazione del gruppo. L’equipe del personale accompagnatore comprendeva tutte le figure professionali ad esso connesso: medico, infermiere, psicologo, animatore e responsabile AGD Umbria.

La relazione dello Psicologo

Il Prologo

Dal 1996 l’Associazione Umbra per l’Aiuto ai Giovani con Diabete organizza Campi estivi residenziali rivolti ai propri associati. Quest’anno, oltre al consueto campo per bambini in età tra i 7 e 13 anni, in via sperimentale ed innovativa, si è svolto un campo, presso l’Agriturismo San Giovanni di Città di Castello, Perugia, che si è posto l’obiettivo di coinvolgere ragazzi in età adolescenziale. Consapevoli della particolare situazione psicologica che i ragazzi vivono in questo periodo dello sviluppo e delle frequenti resistenze a lasciarsi coinvolgere in esperienze di questo tipo, l’Associazione ha pensato di proporre un’esperienza, che risultasse educativa, ma al tempo stesso accattivante.
Il mondo dell’equitazione e, più in generale, di tutte quelle esperienze di rapporto ed accudimento del cavallo è sembrato rispondere in maniera efficace ed originale alle finalità del campo. I benefici terapeutici del rapporto con gli animali sono infatti ben noti, ma le particolari caratteristiche del cavallo si prestavano a parallelismi di significativa importanza con alcuni aspetti della gestione quotidiana del diabete.
Partendo dal presupposto che il rapporto con il cavallo potesse rappresentare una efficace metafora della capacità di prendersi cura del proprio corpo, il Campo ha coinvolto alcuni ragazzi tra i tredici ed i diciassette anni in un’esperienza di continuo interscambio tra gioco, apprendimento e riflessione consapevole sugli stimoli che quotidianamente sono stai proposti.
Il confronto e la collaborazione tra i membri dell’equipe (responsabili dell’Associazione, medici, psicologi, infermieri, animatori, istruttori di equitazione di livello nazionale) ha permesso di offrire ai ragazzi un percorso integrato di elevato spessore educativo, che ha incontrato il gradimento dei ragazzi e la soddisfazione delle diverse figure organizzatrici.

 

Il Diario di Bordo

Per quanto concerne l’equitazione, il percorso si è sviluppato attraverso fasi successive che, da un iniziale momento di conoscenza delle caratteristiche del mondo del cavallo, è passato ad un contatto progressivamente sempre più intimo e personalizzato, fino ad arrivare a conquistarne la fiducia attraverso il rispetto ed a sperimentare la possibilità di saper stare in equilibrio sul cavallo, muoversi in reciproca armonia, andare al trotto e compiere insieme alcuni percorsi con ostacoli.

Per quanto riguarda l’aspetto educativo, i ragazzi hanno avuto modo di lasciar emergere associazioni e analogie tra gli stimoli provenienti dal percorso di conoscenza del cavallo ed alcune dimensioni della loro vita quotidiana. Lo stretto contatto tra i ragazzi ed i membri dell’equipe, permesso dalla convivenza all’interno del campo, ha inoltre consentito lo sviluppo di una crescente fiducia e confidenza reciproca, all’interno delle quali è stato possibile condividere e riflettere in maniera individualizzata su diversi temi connessi alla gestione del diabete, all’alimentazione, al rapporto con gli altri ed al rapporto con un corpo ed una sensibilità in forte cambiamento.
Durante il campo i ragazzi hanno avuto tutti i giorni degli incontri con lo psicologo, all’interno dei quali sono emerse molte considerazioni importanti. Tali incontri sono stati caratterizzati da un clima ludico e rilassante, in cui la parola lasciava spazio a brevi esperienze-gioco e ad attività in cui sperimentare quanto veniva detto, nella concretezza del rapporto con il proprio corpo e nella relazione con gli altri membri del gruppo.

In generale è sembrato che gli incontri seguissero due fili conduttori complementari.
Il primo seguiva l’immagine del centauro, figura mitologica che ben si prestava a rappresentare la possibilità di uno stretto rapporto tra uomo e cavallo e tra aspetti complementari della natura umana. Nella mitologia, infatti, i centauri si contraddistinguono da una parte per la prorompente ferocia ed instintualità, per altro verso si distinguono per saggezza e generosità d’animo, come testimoniato dalla figura del più importante dei centauri, Chirone, che fu amico di Apollo ed Ercole e maestro nel campo della medicina, della musica, dell’arte della guerra e della caccia, fino a divenire il precettore di numerosi personaggi mitologici, tra cui Achille.

Il secondo filo conduttore è stato costituito da una riflessione, secondo la quale: così come i ragazzi hanno appreso che “non esistono cattivi cavalli, ma solo cattivi cavalieri”, ugualmente “non esiste un corpo cattivo, ma solo una cattiva gestione del proprio corpo”.
Più nel dettaglio, le riflessioni del gruppo possono essere riferite a tre parallelismi fondamentali:

  • Conoscere il cavallo/corpo nelle sue caratteristiche, potenzialità, bisogni, ecc.
    Il primo passo da compiere nel rapportarci al cavallo, così come al nostro corpo, è quello di imparare a conoscerlo e rispettarlo. Come il cavallo, ciascuno di noi ha sistemi percettivi privilegiati,punti del corpo particolarmente sensibili in cui ama essere accarezzato e punti vulnerabili da proteggere e di cui prendersi particolare cura, distanze di sicurezza variabili e modalità di approccio e di relazione gradite o che infastidiscono. Come i cavalli, viviamo in branchi che tendono ad organizzarsi in precise strutture gerarchiche all’interno delle quali ciascuno riceve pressioni in virtù della posizione che occupa.
  • Prendersi cura del cavallo/corpo e mantenersi in equilibrio con esso
    Così come i cavalli si assomigliano tra loro, ma hanno temperamenti e caratteristiche che ne contraddistinguono il temperamento e le attitudini, allo stesso modo ciascuno di noi ha un corpo con caratteristiche, esigenze, potenzialità e sensibilità del tutto peculiari. Mantenere il proprio cavallo ed il proprio corpo in buon equilibrio psicofisico permette di goderne al meglio le potenzialità. A questo riguardo alcuni aspetti come l’igiene, l’alimentazione, l’attività fisica e l’uso di ausili per la terapia insulinica sono stati oggetto di riflessione durante gli incontri.

In merito all'igiene quotidiana è stato interessante notare il fatto che come ogni buon cavaliere striglia ed accudisce il proprio cavallo, analogamente l’igiene mattutina costituisce il primo modo con cui prenderci cura del nostro corpo. Al rientro da ciascuna cavalcata, inoltre, il cavallo viene lavato e ne vengono controllati gli zoccoli, che rappresentano una parte molto vulnerabile dell’animale; allo stesso modo è buona norma, dopo aver fatto attività fisica, lavarsi e controllare i propri piedi, affinché siano ben asciutti e non presentino ferite, data la loro particolare importanza nei ragazzi con il diabete.
Rispetto al rapporto tra alimentazione ed attività fisica, è stato sorprendente scoprire come il cavaliere debba commisurare strettamente l’alimentazione del proprio cavallo all’entità dell’attività fisica che svolge, onde evitare pericolose coliche intestinali, causate dalla voracità dell’animale e dal fatto di non essere un ruminante, come altri animali erbivori.

Molte sono le analogie esistenti rispetto all’influenza che hanno l’alimentazione e l’attività fisica sui valori glicemici e sulle eventuali ipo ed iperglicemie.
Rispetto alla terapia insulinica ed al fastidio costituito dall’uso delle siringhe e degli apparecchi per fare lo stick, è stato particolarmente istruttivo riflettere sul valore simbolico di un esercizio proposto dall’istruttore. Durante una lezione è stato chiesto ai ragazzi, che si lamentavano della fatica di tenere il tallone verso il basso, di togliere il piede dalla staffa e continuare a cavalcare; qualche minuto di questo esercizio è stato più efficace di qualsiasi spiegazione, nel sottolineare l’utilità di alcuni strumenti, apparentemente fastidiosi …

  • Imparare a “cavalcare” liberamente
    Durante il soggiorno i ragazzi hanno preso sempre più consapevolezza del fatto che potersi muovere liberi, con il proprio corpo come a cavallo, non era che il punto culminante di un percorso, in cui imparare a conoscere il proprio corpo/cavallo, prendersene cura e muoversi in sintonia con esso. Un percorso in cui non bisogna avere fretta di bruciare le tappe, prima di aver padroneggiato la tecnica; un percorso in cui confrontarsi e superare vecchie e radicate abitudini, momenti di fatica, indolenza ed insicurezza.

Un percorso che richiede attenzione ed impegno, che parte da uno spazio protetto, sotto la guida di un “maestro”, per poi arrivare a conquistare spazi aperti, in totale autonomia. Ricordando che il percorso migliore è quello compiuto con un’andatura brillante, ma ordinata e regolare; con atteggiamento rilassato, ma vigile; che il “cavaliere” ha sempre la responsabilità del fatto che il “cavallo” seguirà le sue scelte; e che, pertanto, “non esistono cattivi cavalli, ma solo cattivi cavalieri!”
In fine, sembra molto importante riferire della felice occasione costituita dalla presenza, all’interno del centro di equitazione, di un ragazzo adolescente, Giuseppe, con più esperienza dei nostri apprendisti cavalieri.

Rapidamente integrato all'interno del gruppo, Giuseppe ha permesso di riflettere sul rapporto con i coetanei che non hanno il diabete, sperimentando la singolare esperienza di essere gruppo maggioritario. Quanto più i ragazzi dell’Associazione apprendevano da lui informazioni sui cavalli, tanto più Giuseppe osservava ed apprendeva cose riguardo al diabete; in questo reciproco scambio è sembrata crescere la sensazione che eravamo tutti “differenti” e nessuno “diverso”.

 

Le testimonianze dei ragazzi

Al termine del Campo sono state sottoposte ai ragazzi alcune semplici domande scritte, allo scopo di riflettere insieme sull’esperienza che avevamo appena condiviso. Riportare integralmente le loro considerazioni, con il loro consenso, sembra il modo più idoneo per rispettare il fatto che sono sempre ed inevitabilmente i ragazzi i veri protagonisti di ciascun campo.

Ti è piaciuto il Campo cui hai partecipato?

  • Si, mi è piaciuto molto perché ho avuto l’occasione di stare a contatto con i cavalli, di imparare cose nuove, di controllare meglio i valori della mia glicemia, di conoscere nuove persone e socializzarci, e mi ha dato l’occasione di cercare, per lo meno di superare un po’ la mia timidezza.
  • Si, mi è piaciuto. Sono molto felice di averci partecipato, perché a me piace il cavallo e poi io ho una passione per questo animale da piccolo.
  • Si perché ho avuto la possibilità di conoscere cose nuove sui cavalli e poterli cavalcare ed anche approfondire e instaurare le amicizie
  • Si, m’è piaciuto molto e m’è piaciuto per molti motivi: il luogo, il contatto con gli animali, soprattutto per la compagnia, tranne qualche piccolo problema di gas con un mio coinquilino.
  • Si perché conoscevo un po’ di gente prima del campo, ad esempio Dino, perché avevo fatto del campo scuola insieme a lui, però conoscevo anche Andrea. Quindi mi sono molto divertito, e poi ci sono degli splendidi psicologi, dottori, infermieri ed istruttori.
  • Si, perché sono potuta stare a contatto con gli animali e conoscere nuovi amici.
  • Si, perché è una cosa innovativa a contatto con la natura e soprattutto con i cavalli, un’esperienza nuova che grazie ai cavalli ci ha fatto riflettere, mettendo a confronto il loro comportamento con il nostro.

Pensi sia utile partecipare ad un Campo per un/a ragazzo/a della tua età?

  • Secondo me si, perché si fanno nuove amicizie, da cui puoi ricavare e dare degli ottimi consigli, aiutando gli altri e facendoti aiutare, che ci servono a farci maturare.
  • Si, è molto utile. Di solito una persona va al campo per imparare sempre di più le cose sulla vita e per trascorrere tante giornate, divertendosi con gli amici.
  • Secondo me è utile consigliarlo ad una ragazza della mia età perché il campo scuola ti aiuta anche a formarti mentalmente, ad essere più matura, dato che l’adolescenza è uno dei periodi più travolgenti delle nostre tappe e per andare a fare la scelta giusta abbiamo sempre bisogno di molti consigli.
  • Penso sia utile perché in questo modo si consolidano i rapporti reciproci e questo può essere utile a superare problemi o insicurezze.
  • Si, perché si imparano molte cose come fare l’insulina, migliorare i valori glicemici e conoscere i problemi degli altri e affrontarli insieme.
  • Io lo consiglierei alle mie amiche perché per me è stata un’occasione per vincere la mia timidezza e controllare bene il mio corpo soprattutto in questa fase che è la fase della crescita.
  • Aiuta ad accettarsi, perché ci si rende conto che non ci manca niente a confronto con gli altri .

Ti è piaciuta l’esperienza che hai avuto con i cavalli?

  • Si, mi è piaciuta molto, perché non ero mai stata così a stretto contatto con dei cavalli, degli esseroni sensibili e dolcissimi
  • Si mi è piaciuto, perché volevo imparare ad accudirli e galopparci
  • Si perché io non avevo toccato mai un cavallo da vicino e anche perché sono molto belli e sensibili
  • Si, non sono in grado di dare un perché preciso, però, è come tante cose, può piacere o può non piacere
  • Si, perché l’esperienza con il cavallo non è una cosa che si ha tutti i giorni quindi è stata un’esperienza incredibile
  • Si mi è piaciuta molto: perché a me piacciono molto i cavalli; perché i cavalli sono sensibili, ti rispettano se tu li rispetti
  • si anche se all'inizio avevo un po’ paura, ma poi ci siamo resi conto che il comportamento dei cavalli e il prendersi cura di loro non è poi diverso da noi

Pensi sia utile l’esperienza che hai avuto, nel migliorare la gestione del diabete?

  • Secondo me si, perché se noi sappiamo rispettare un cavallo sappiamo rispettare anche il nostro corpo
  • Si. Io ho da 2 anni il diabete, e non ho ancora perfezionato il modo di iniettare l’insulina nel corpo, e finalmente grazie al campo scuola ho imparato a fare tutto
  • Io penso di si perché se noi abbiamo la capacità di rispettare un cavallo abbiamo anche la capacità di rispettare il nostro corpo
  • Si, ho capito che l’attività fisica è un fattore di primaria importanza nella gestione corretta del diabete
  • Si e molto. Perché noi ci possiamo paragonare ai cavalli
  • Si perché il rispetto per il cavallo può aiutaci a rispettare meglio il nostro corpo, e quindi a controllare bene la glicemia
  • I campi servono per migliorare la situazione psicologica, aiuta ad accettarsi e capire che non siamo poi così diversi dagli altri.

Relazione del dott. Stefano Bartoli
Psicologo, psicoterapeuta, arteterapista

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